La prima valutazione completa del ruolo che svolgono nella conservazione della flora delle Alpi

Le Alpi sono tra gli ecosistemi più diversificati d’Europa ma la loro biodiversità è minacciata da cambiamenti climatici, dell’uso del suolo e dalla perdita di habitat. Inseriti in questo contesto, i giardini botanici alpini svolgono un ruolo cruciale nella conservazione della diversità vegetale dell’arco alpino. Proprio partendo da questa considerazione, lo studio The Role of Alpine Botanical Gardens in Integrating Germplasm Banks collections and mission – condotto da Marco Canella e Francesco Dal Grande, finanziato dal National Biodiversity Future Centre (NBFC) e ora pubblicato sulla rivista Plants, People, Planet – ne ha valutati 14, situati all’interno del perimetro della Convenzione delle Alpi e distribuiti tra Francia, Germania, Italia, Slovenia e Svizzera, per tracciarne l’identità, le caratteristiche, le criticità e verificare l’efficacia delle azioni nella conservazione della flora della regione.

Tra il 2023 e il 2024, ai curatori dei 14 giardini botanici è stato richiesto di fornire un elenco completo delle specie coltivate. “Abbiamo condotto una gap analysis – per capire cosa è già custodito, cosa manca e dove indirizzare gli sforzi futuri -, mettendo in rete i curatori dei giardini botanici alpini, strutture piccole per superficie e con un numero ridotto di persone coinvolte: oltre i dati, dunque, questa ricerca ha permesso di favorire il contatto tra queste realtà e chi ci lavora. Ogni giardino ha le sue peculiarità: ci sono quelli indirizzati alla divulgazione, altre più orientati alla ricerca, è stato interessante capire come ognuno intraprenda la propria missione in modo unico”, spiega Marco Canella, primo autore dello studio. Un’occasione per fare rete, dunque: alcuni giardini infatti sono entrati in contatto reciproco per la prima volta, ponendo così le basi per future e preziose collaborazioni legate, per esempio, allo scambio di semi per la conservazione.

Lo studio offre la prima valutazione completa del ruolo che questi giardini botanici svolgono nella conservazione della flora delle Alpi, per la salvaguardia della biodiversità alpina europea in un contesto di cambiamenti climatici e perdita di habitat. “Il risultato è una fotografia chiara dello stato di conservazione della flora delle Alpi, che ci permette di capire quali azioni saranno necessarie da adesso in poi per salvare le specie, alcune delle quali stanno già scomparendo – spiega Francesco Dal Grande, co-autore e docente di Botanica sistematica ed Ecologia applicata al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova. “Attualmente sappiamo che un terzo della flora alpina è conservato in queste strutture in condizioni simili a quelle naturali, ma due terzi non lo sono”.

In questi giardini botanici è rappresentato il 32% dei 5800 taxa della flora alpina, ma i risultati evidenziano come molte specie presenti nelle collezioni viventi siano ancora assenti dalle banche globali di germoplasma: risulta, dunque, necessario cogliere le opportunità di collaborazione con le banche del germoplasma per migliorare la diversità genetica nelle collezioni e perfezionare i protocolli di propagazione.

Laboratori viventi e serbatoi di risorse genetiche vegetali, i giardini botanici alpini colmano il divario tra conservazione ex situ e in situ attraverso una conservazione quasi in situ, che unisce i punti di forza degli approcci in situ ed ex situ mantenendo le risorse fitogenetiche in condizioni naturali o seminaturali, prossime alla nicchia ecologica di una specie. In questo modo, il materiale vegetale può essere raccolto periodicamente senza compromettere gli adattamenti locali, riducendo la pressione di raccolte ripetute di semi dalle popolazioni selvatiche, potenzialmente dannose.

Il successo di questo approccio, tuttavia, dipende da tecniche orticolturali efficaci, dall’adozione di buone pratiche condivise e dallo sviluppo di reti di collaborazione tra i giardini botanici. “Grazie a questa ricerca – conclude Dal Grande – abbiamo potuto irrobustire collaborazioni già esistenti e avviarne di nuove, con i piccoli giardini botanici alpini, e con partner internazionali come il Giardino botanico di Monaco, a cui è collegato uno dei giardini alpini del nostro studio”.

L’immagine di copertina raffigura il Giardino Botanico delle Alpi Orientali

Link alla ricerca: Doi 10.1002/ppp3.70120

Titolo: “The role of Alpine botanical gardens in integrating germplasm bank collections and mission” – «Plants, People, Planet» 2025