Con i suoi circa 6.000 esemplari e 3.500 specie botaniche, di cui 1300 custodite nelle grandi serre dedicate alle aree tropicali, subumide, temperate e aride, l’Orto botanico di Padova custodisce la ricchezza del pianeta in cui viviamo, è uno scrigno di straordinaria varietà vegetale. Già a partire dalla sua fondazione, nel 1545, per tutelare questa wunderkammer di biodiversità sono stati realizzati progetti di ricerca e avviate strategie mirate che, nel corso del tempo, hanno determinato svolte significative in termini di consapevolezza e conoscenza, favorendo azioni concrete per la conservazione.

Basato su una tradizione che da secoli mette in relazione gli orti botanici di tutto il mondo, l’index seminum è un catalogo dei semi e delle spore predisposto ogni due anni da università, enti di ricerca e orti che possono essere richiesti e scambiati , nel rispetto dei principi della Convenzione sulla Biodiversità (Rio de Janeiro, 1992), tra le istituzioni pubbliche per finalità di studio, riproduzione, conservazione e istruzione, mai per scopi commerciali, un elenco dettagliato. L’index seminum è una felice pratica di condivisione di saperi e preziose tracce botaniche che si tramanda nel tempo, di orto in orto.
Oggi al centro di profonde riflessioni e accesi dibattiti, i cambiamenti climatici sono tra le maggiori cause di perdita di biodiversità nel pianeta: per questo, in campo ecologico, risultano fondamentali le ricerche attorno alla diversità dei tratti funzionali di diversi esemplari di piante, per riuscire a determinare le caratteristiche che favoriscono la sopravvivenza di alcune specie rispetto ad altre nel contesto ambientale dell’Europa mediterranea. All’Orto botanico di Padova viene dedicata molta attenzione a questi aspetti, attraverso lo studio della biodiversità funzionale di specie presenti nell’orto stesso e quello delle specie erbacee endemiche casmofile, avviato con lo scopo di conoscere lo stato di salute e le modalità di acclimatazione delle piante del nostro territorio legate a un ambiente di parete rocciosa.

Inserita tra le nuove tecniche di conservazione della biodiversità applicate da istituzioni nazionali e internazionali, la biobanca raccoglie materiale dall’ambiente naturale con lo scopo di caratterizzarlo e conservarlo a lungo termine ed è accessibile alla comunità scientifica per avviare azioni di conservazione nel territorio. Alla banca del germoplasma sono oggi collegati diversi progetti di ricerca: Dryland biobanking, lo studio dell’adattamento delle microalghe che vivono in aree desertiche e svolgono il ruolo essenziale di produttori primari negli ecosistemi e nella fissazione globale dell’anidride carbonica, Plantbank, per proteggere e ripristinare specie alpine endemiche minacciate o in declino, in collaborazione con 14 giardini botanici distribuiti nell’intero arco alpino europeo, e SEEDFORCE, finanziato dal programma LIFE della Commissione europea e avviato con lo scopo di migliorare lo stato di conservazione di 29 specie di piante rare e a rischio di estinzione presenti in 76 hot-spot di biodiversità (aree SIC/ZSC della Rete Natura 2000), in Italia e regioni confinanti, attraverso un approccio integrato ex situ/in situ. In particolare, l’Orto botanico di Padova è coinvolto nelle azioni di conservazione di tre specie: Kosteletzkya pentacarpos, in ambienti litoranei in Veneto ed Emilia-Romagna, Adenophora liliifolia sulle Dolomiti Bellunesi e Marsilea quadrifolia nel Bosco della Mesola.