Il tema della sostenibilità è al centro di riflessioni e dibattiti sul futuro del pianeta. L’Orto botanico di Padova agisce attivamente attraverso interventi mirati e strategie complesse affinché una semplice parola possa essere riempita di significato e azioni concrete capaci di fare la differenza.

I progetti riguardano diversi settori e ambiti di intervento: dalla corretta gestione dell’acqua, con l’ottimizzazione del consumo adeguato alle effettive necessità delle piante e la conseguente eliminazione degli sprechi, all’utilizzo delle macchine elettriche, partendo dall’introduzione nel 2014 del primo biotrituratore, per arrivare poi alla sostituzione di decespugliatori e soffiatori. In particolare, grazie al biotrituratore è possibile macinare tutta la sostanza organica prodotta in Orto fino a ottenere un compost da sfruttare come fertilizzante: una parte viene sterilizzata e utilizzata per la preparazione dei substrati per la coltivazione delle piante in vaso, un’altra è distribuita come concime negli spazi verdi, nei prati, nelle aiuole, nell’arboreto.

L’uso dell’acqua

Per quanto riguarda la gestione dell’acqua, l’ottimizzazione del sistema d’irrigazione sotterraneo e il monitoraggio della disponibilità idrica permettono di ridurre sensibilmente i consumi: una pratica fondamentale per garantire il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite, che è stata fortemente migliorata grazie ai finanziamenti PNRR. Lo scopo è quello di riuscire a razionalizzare l’utilizzo dell’acqua attraverso la sostituzione completa della centralina per il controllo dell’irrigazione in tutti i distretti in cui è divisa l’area coltivata dell’Orto antico, integrata con centralina meteo, sensori di salinità, contatori di flusso. Un ripristinato sistema di sensori di umidità, gestiti in wifi, consente inoltre di stabilire se una determinata zona abbia o meno bisogno di essere irrigata e un ulteriore aspetto innovativo riguarda l’installazione di piezometri, tubi rilevatori del livello di falda nel terreno: il livello dell’acqua nell’Orto è infatti variabile e deve essere per questo costantemente monitorato.

Sfalci e insetti, per la biodiversità

A queste scelte e azioni se ne aggiungono altre, adottate nel corso del tempo e con effetti positivi in termini di sostenibilità: tra queste risultano determinanti la diminuzione degli sfalci, per far sì che più specie possano svilupparsi a diverse altezze, e la riduzione di insetticidi che possono danneggiare le piante. Da anni, ormai, i trattamenti contro le zanzare sono larvicidi (non adulticidi): utili soprattutto dal punto di vista della prevenzione, permettono di non aggredire né uccidere indiscriminatamente impollinatori come api e bombi, insetti da tutelare perché preziosi per la biodiversità. E ancora, il monitoraggio costante delle piante consente di individuare precocemente eventuali infestazioni e di attivare strategie di lotta biologica integrata attraverso l’introduzione nelle serre di insetti antagonisti in grado di attaccare gli organismi dannosi. Sempre nell’ambito delle strategie di controllo degli insetti dannosi, sono impiegati anche strumenti di cattura come trappole invischiate, di colore giallo o blu, che attirano gli insetti e sostanze attrattive alimentari o sessuali.

Solar active building

All’interno di questa progettualità complessa e capillare, attivata per sviluppare e raggiungere obiettivi concreti di sostenibilità e mantenerli nel tempo, si inserisce il Solar active building, che ospita le serre nuove del Giardino della biodiversità: un edificio realizzato per ridurre il più possibile l’impatto ambientale. Si tratta di una serra lunga 100 metri e alta 18, progettata per sfruttare al massimo l’apporto dell’energia naturale proveniente dal sole. Le piogge alimentano una vasca di raccolta di 450 metri cubi e la stessa lama d’acqua, che segna l’ingresso nel Giardino della biodiversità, assicura la movimentazione e l’ossigenazione della riserva idrica. Un pozzo artesiano – a 284 metri di profondità – preleva acqua a 24°C costanti, permettendo la vita delle piante acquatiche tropicali tutto l’anno e integrando la riserva idrica nei periodi di siccità.

L’energia elettrica, prodotta con pannelli fotovoltaici, alimenta le pompe che regolano il ciclo dell’acqua e contribuisce al funzionamento del sistema delle serre. Le superfici opache interne ed esterne sono rivestite con un composto fotocatalitico che sfrutta i raggi ultravioletti per dar luogo a una reazione chimica. Il suo effetto è un abbattimento considerevole dell’inquinamento atmosferico: le stime parlano di 150 metri cubi/metro quadro ripuliti dagli agenti inquinanti ogni giorno.

Una nuova tecnica di crescita delle piante arbustive, inoltre, è stata impiegata sulle coperture non trasparenti delle strutture. Questa trasformazione in zone di crescita del verde ha una positiva ricaduta sull’ambiente: dalla riduzione dei consumi energetici dell’edificio alla produzione di ossigeno, fino all’abbattimento dei valori di anidride carbonica e polveri sottili. L’effetto serra viene sfruttato per risparmiare energia e mantenere gli ambienti nei parametri di temperatura e umidità propri di ciascuna fascia climatica. Il calore prodotto dai raggi solari resta imprigionato nelle serre: in inverno si accumula durante il giorno nelle parti in muratura, venendo rilasciato nella notte, d’estate invece il calore viene mitigato attraverso l’apertura delle vetrate e delle coperture sul tetto. Sono le piante, che reagiscono alle condizioni ambientali rilasciando anidride carbonica e ossigeno in misura diversa al variare di umidità e temperatura, a dare l’input per l’apertura e chiusura delle vetrate. Un sistema computerizzato mette in relazione i dati forniti dalle piante con i parametri di vita ottimali per ciascuna fascia climatica. La copertura delle serre è composta di cuscini di Etilene TetrafluoroEtilene (ETFE), materiale plastico resistente alla corrosione, più leggero e trasparente del vetro ai raggi ultravioletti, vitali per le piante: la forma permette di accogliere il calore del sole creando un cuscinetto d’aria che riduce le dispersioni per irraggiamento nelle fasi notturne.