Fin dalla creazione dell’Orto botanico di Padova (1545) assieme al luogo destinato a “piantar, disponer et conservar” vegetali utili ad essere riconosciuti coi sensi, erano stati pensati spazi per lo studio dove esaminare la materia medicinale grazie “fondarie, e distillatorie” e ancora luoghi dove custodire “minerali, terre, pietre e gioie”, animali marini, terresti e volatili quasi a formare un museo o teatro del mondo, da investigare con le categorie della scienza del tempo.
Fu solo dal Settecento, con lo sviluppo della scienza moderna e la nascita della botanica come disciplina autonoma che vennero caldeggiate e dal secolo successivo realizzate, nuove strutture per la didattica e la ricerca: serre riscaldate (1808-1814 ca.), biblioteca ed erbario (1835), una grande aula ad emiciclo (1842) e laboratori dotati di microscopi ed altri strumenti per la ricerca chimico fisiologica (1880), spazi più volte ampliati e ammodernati (1927 e 1935).
Dal 2014 contestualmente alla costruzione delle grandi serre della biodiversità, sono stati costruiti nuovi laboratori dedicati alla ricerca in ambito vegetale che viene condotta da ricercatori afferenti a diversi dipartimenti dell’Università di Padova (in primis dal DiBio, DAFNAE e TESAF) nel segno di un’attività plurisecolare.