Nella ricorrenza del terzo secolo dalla fondazione dell’Orto Botanico dell’Università di Padova, (1545-1845), il prof. Roberto de Visiani chiese e ottenne dall’Imperial Regio Governo, di aprire una “pubblica esposizione di piante” con il fine di giovare e di “promuovere anche fra noi l’amore dell’Orticoltura sì diffuso, e sì vivo presso le altre nazioni”.
Il nome col quale quella manifestazione era nota, sia nella stampa periodica che nei numerosi scritti d’occasione era festa dei fiori. Così l’abate Sorgato, nella sua Memoria sugli spettacoli e sulle feste di Padova, ricordava che “nell’estate trascorsa il professore di botanica Roberto de Visiani avvisava, nella rinnovazione della festa de’ fiori, celebrare la ricorrenza del trecentesimo anno di fondazione di quest’Orto botanico”. Nello stesso opuscolo l’autore ricordava che: “Segnalata oltre ogni credere fu la istituzione della festa dei fiori celebratasi la prima volta nel giorno di Pentecoste li 23 giugno 1164, ridonata la libertà a Speronella de’ Delesmanini coll’espulsione del vicario imperiale Pagano, che fu scintilla in Padova precorritrice della lega lombarda. Nel 1845 veniva pubblicata anche la memoria di Giovanni Galvani intitolata Delle feste e degli spettacoli che si celebrano in Padova dalla sua fondazione ai nostri dì, e non mancava quell’autore di rievocare che la festa dei fiori si celebrava ogni anno la vigilia di San Giovanni Battista e che “tanto ardì quello scellerato [Pagano], che in pubblica festa non dubitò rapire Speronella Delesmanina, vergine illustre, e tra i suoi lamenti compassionevoli tradurla all’esecrata rocca di Pendice, pascolo infame di sua libidine”.
La vicenda della vergine Speronella rapita nel 1164 dal perfido vicario imperiale Pagano, il riscatto della libertà patavina iniziato nella ricorrenza di una festa dei fiori e la celebrazione della libertà ottenuta attraverso ludi e mascherate, era ben nota ai nostri autori e risaliva a fonti medievali sebbene fosse stato più volte dimostrato che Speronella, a differenza di quanto scrissero quegli autori, era già stata moglie di Jacopino da Carrara, e a Roccapendice Pagano non l’avrebbe tenuta prigioniera perché era regolarmente con lei sposato, e che dopo Pagano, Speronella ebbe molti altri mariti. Sebbene dunque tutte queste indicazioni puntuali fossero state più volte ripetute, la leggenda della vergine Speronella continuò a prosperare nel XIX secolo ispirando quel caleidoscopio di racconti fantasiosi e pseudostorici sulla prigionia della donzella e la libertà patavina conquistata.
Nella Padova medievale questa festa floreale poteva declinarsi in altre manifestazioni simili come quella dell’uomo selvatico, del carroccio e dei tanti castelli d’amore, quest’ultimi difesi dalle dame a suon di fiori, frutta e spezie lanciati come proiettili a dei malcapitati assalitori.
Nell’ambito delle celebrazioni progettate per la fondazione dell’Orto botanico del giugno 1845 de Visiani propose quindi di “aprire in quel giorno una pubblica Esposizione di Piante, che desse un saggio di quelle che si tengono negli altri Stati […] e con ciò giovasse a promuovere anche fra noi l’amore per l’Orticultura sì diffuso e sì vivo presso le altre nazioni” Sebbene si preferissero per quella mostra le piante da fiore, erano ammesse piante esotiche e rare. Uno degli intenti della manifestazione era quello di sollecitare l’acquisto di varietà poco conosciute ad un prezzo conveniente e generare un incremento alle vendite, per i produttori, di varietà poco conosciute.
Le piante dell’allestimento del 1845 furono poste all’esterno e, se all’interno, “in bell’ordine a gradinata nel teatro botanico e negli stanzoni invernali” ossia, nella casa del Professore. Vennero quindi premiati solennemente i migliori tra i numerosi partecipanti con delle medaglie e due libri: una monografia della Rosa del prof. Lindley e un altro volume di Lorenzo Berlese sulle camelie.
Il giardino botanico riaprì alle ore 6 pomeridiane e ventiquattro studenti di botanica elegantemente vestiti accoglievano le dame e gli accompagnatori di queste; all’interno altri studenti donavano un mazzolino di fiori e un rotolo con una poesia con la vita di Francesco Bonafede il cui busto venne svelato per l’occasione. La sera venne allietata anche da musiche e da una illuminazione particolarissima, soprattutto attorno al platano pluricentenario a cui vennero dedicati anche degli opuscoli.
L’8 luglio 1845 de Visiani inviava una proposta di sottoscrizione per una nascente “Società promotrice del Giardinaggio” creata allo scopo di “promuovere fra noi la coltivazione de’ giardini, e delle piante acconcie ad ornarli”. Era il primo atto che diede vita ad una associazione, probabilmente la prima in Italia, in grado di coinvolgere appassionati e professionisti del settore e che si sarebbe tenuta nel 1846, 1847, 1854 e 1868 spesso con allestimenti avveniristici e un richiamo di pubblico grandissimo.
Il fondo archivistico della “Società promotrice del giardinaggio” è custodito nella Biblioteca dell’Orto botanico di Padova e conserva documenti delle esposizioni programmate e realizzate, la corrispondenza con i membri dell’associazione e le istituzioni in un periodo compreso dal 1845 fino al 1878 assieme a materiale a stampa di altre società italiane e straniere.
Basterebbero solo alcuni documenti ad illustrare quanto bella ed elegante fosse questa festa; basti qui citare quel progetto per la realizzazione di un padiglione per festeggiare il matrimonio della principessa Margherita di Savoia ornato e circondato di fiori.