Padova seme e matrice in Europa

Dalla metà del XIII secolo lo Studio di Padova, uno dei più antichi d’Europa, diventa un punto di riferimento anche nel campo delle arti liberali e della medicina. 

Di quell’eterno peregrinare per la conoscenza, di quel vagare ramingo, dell’uso di mutar paesi e costumi, saltar gabellieri, daziari e custodi alle porte, questi scolari, provenienti da ogni nazione, trovarono nell’Orto botanico rinascimentale di Padova e nella sua università, un porto eletto di conoscenze, incontri, competenze, accidenti, meraviglie e soprassalti intellettuali. L’insegnamento, le collezioni, la ricerca, assieme all’arte e all’architettura di quel giardino straordinario, costituì ad un tempo esempio, modello, seme e matrice per gli altri d’Europa.

La banca dati Bo2022 contiene i profili di oltre 46.000 individui che trascorsero un periodo di studio all’Università di Padova dal 1222 al 1989”. ­­I dati sono stati inseriti trascrivendo e analizzando fonti manoscritte e a stampa, edite e inedite sulla storia dell’Università di Padova. Grazie al lavoro di professionisti, specializzandi e studenti è ora possibile realizzare ricerche quantitative e qualitative sulla mobilità degli studenti nel tempo e nello spazio. Lo studente nell’immagine a fianco è un esempio tratto da un liber amicorum.

Scolaro Università di Padova
Scolaro dell’Università di Padova

In Polonia un discepolo di Melchiorre Guilandino, Szymon Syrenius (Oświęcim 1540 – Cracovia 1611), laureatosi a Padova, poi docente nello Studio Jagellonico, è autore di quell’erbario in cinque volumi che descrive le piante per provenienza e, cosa inconsueta in quell’epoca, per habitat e agricoltura. Opera botanica rimarchevole che valse a Syrenius grande popolarità nell’ Europa centrale e orientale fino all’Ottocento. O ancora Laurentius Scholz (Breslavia 1522-1599) traduttore di testi medici arabi e greci e promotore di una rete internazionale di umanisti, che creò a Wroclaw (Breslavia), era il 1587, un orto privato di piante medicinali ad imitazione di quello patavino. L’influsso della città euganea fu tale in quelle giovani menti che Jan Zamoyski (Skokówka 1542 – Zamość 1605), già rettore dell’università dei legisti, umanista e uomo politico, Jan prese a modello la città di Padova per fondarne una nuova, Zamość, città ricca di bastioni, archi e portici.

Franz Hogenberg (inc.), Zamoscium Nova Poloniae civitas, dall’opera di Georg Braun, Theatri praecipuarum totius mundi urbium Liber Sextus, 1618, tav. 53. Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia >

In Germania Johann von Schröter (Weimar 1513 – Jena 1593), allievo di Giacomo Antonio Cortuso, nel 1580, diventò prefetto dell’orto botanico di Lipsia, il più primo di quel paese. Pochi anni più tardi Johann von Schröter, archiatra e primo rettore dell’università luterana di Jena, chiese di poter istituire in quel luogo uno spazio dove coltivar frutta, verdura e piante provenienti dalla montagna, disegno questo che realizzò soltanto nel 1586.  Nel giardino botanico di Jena lavorerà più tardi anche Werner Rolfinck (Amburgo 1599 – Jena 1673) autore del de vegetabilibus che Padova aveva condotto due solenni e spettacolari dimostrazioni anatomiche a palazzo Contarini oltre ad essere stato richiesto per l’insegnamento. A Jena, Rolfinck vi fonderà un teatro anatomico, un laboratorio di chimica riorganizzando l’orto botanico.

A Leida, in Olanda, l’orto botanico, fondato nel 1590, vede tra i suoi ispiratori e realizzatori molti uomini legati allo Studio di Padova, come il medico, viaggiatore (sue le annotazioni, soprattutto botaniche, contenute nell’ Histoire de la navigation.jpg Histoire de la navigation) e grande collezionista, Bernardus Paludanus (Steenwijk 1550 – Enkhuizen 1633), allievo di Girolamo Mercuriale, di cui si conservano swl suo passaggio  frequentazioni e ricordi nel suo Album amicorum-  o ancora, sempre a Leida, Carolus Clusius (Charles de l’Écluse, Arras 1526 – Leida 1609), primo Horti praefectus, che fu corrispondente di Giacomo Antonio Cortuso.

Nel più antico orto botanico di Svezia, a Uppsala, Olof Rudbeck senior (Västerås 1630 – ivi 1702) che la tradizione vuole studente a Padova fece costruire ad Uppsala un teatro anatomico a cupola e, reiterando il modello patavino, vi sistemò l’orto botanico. Divorato quel giardino da un incendio nel 1702 verrà riportato in vita da Carlo Linneo, principe dei botanici.

Questo peregrinare di studiosi legati a Padova, annovera anche l’elvetico Caspar Bauhin (Basilea 1560-ivi 1564) allievo di Girolamo Fabrici d’Acquapendente, Girolamo Mercuriale, e Melchiorre Guilandino. A Padova Bauhin conobbe, tra gli altri, anche Prospero Alpini col quale diventerà corrispondente più tardi. Come anatomico scoprì la valvola ileocecale, modificò la nomenclatura dei muscoli e introdusse quella binomiale nella classificazione botanica. Nella città di Basilea Bauhin illustrava le piante agli studenti.

Michael Wolgemut, Wilhelm Pleydenwurff (inc.), veduta della città di Basilea da Hartmann Schedel Schedelsche Weltchronik, Nürnberg 1493

A distanza di un secolo il naturalista e medico inglese Hans Sloane (Killyeagh 1660 – Chelsea 1753) accumulò una delle più incredibili collezioni private di piante, animali, antichità tra le quali 8.000 campioni di piante dell’Orto botanico di Padova raccolte in 32 volumi conservati al Museo di Storia Naturale di Londra.

Ricordiamo infine in questo inesaustivo elenco, Domenico Vandelli (Padova 1735 – Lisbona 1816) che dalla città euganea partì assieme al fisico Giovanni Antonio dalla Bella e al giardiniere dell’Orto botanico patavino, Pasquale Zanetti, per progettare e creare il giardino botanico della Juda a Lisbona e l’orto botanico dell’Università di Coimbra.

Studenti stranieri di botanica nella Sala dei Quaranta