All’ingresso, una imponente quercia, più precisamente una farnia dal tronco robusto e la corteccia rugosa, accoglie i visitatori lasciandosi alle spalle un fitto boschetto di bambù.

L’origine dell’Arboreto, che si sviluppa all’esterno del muro circolare, risale alla seconda metà del Settecento e offre un suggestivo percorso tra i grandi custodi dell’Orto, gli alberi storici che si mostrano in tutta la loro vetusta maestosità: il gigantesco platano orientale del 1680 esibisce il suo fusto cavo provocato probabilmente dalla caduta di un fulmine e, a poca distanza, cercando invano di non destare sospetti, alcuni banani si fingono alberi pur restando piante erbacee di grandi dimensioni. Un viale porta il nome delle sue protagoniste, le palme, simbolo di grazia ed eleganza, e in prossimità della Porta ovest dell’Orto rinascimentale -e presente anche in altre aree- spunta l’albero dei tulipani, con foglie che ricordano la testa di un gatto e fiori grandi che, in primavera, sbocciano tra le fronde, simili appunto al tulipano.

Tra la Porta sud e quella ovest spiccano le altezze del faggio e del frassino ossifillo, dell’olmo del Caucaso e del falso castagno, in verità una quercia con foglie seghettate. E ancora, ecco la quercia di palude e il pecan, quest’ultimo coltivato per i suoi semi ricchi di nutrienti. Pochi passi verso la Porta est per incontrare il cedro dell’Himalaya (primo esemplare della specie introdotto in Italia nel 1828), il cedro dell’Atlante e quello del Libano.