Allestimento del Museo botanico
L’intervento di riqualificazione della ex palazzina del Prefetto (compresa l’estensione sul lato orientale), già sede dell’Istituto di Botanica fino alla seconda metà del Novecento, ultimato nel 2023 ha consentito di creare nuovi spazi espositivi e per il Museo botanico, di musealizzare la Spezieria – donazione del farmacista Giuseppe Maggioni – e di condurre alla nascita della Biblioteca storica di Medicina e Botanica dedicata a Vincenzo Pinali e Giovanni Marsili.
Il progetto, uno dei principali investimenti dell’Università di Padova per le celebrazioni del suo Ottocentenario, ha consentito di riunire in un'unica sede il sapere botanico e il sapere medico, dando vita ad un autentico polo del libro antico: una contaminazione che richiama l'origine della fondazione dell'Orto botanico universitario più antico del mondo.
Rilevante è l’aspetto di riqualificazione edilizia ed impiantistica dell’intero complesso, improntata all’applicazione di principi e tecniche della bioedilizia per il risanamento strutturale di solai e pareti e al contenimento dei consumi energetici, con l’utilizzo di pavimenti e soffitti radianti e con l’applicazione di filtri certificati per tutte le superfici vetrate dell’edificio. Infine, per garantire la conservazione dei campioni d’erbario e il patrimonio librario e documentale, è stato realizzato un nuovo impianto di climatizzazione e termoregolazione.
Il Museo presenta la storia delle piante e delle persone che le hanno raccolte, studiate e insegnate nel corso dei secoli. Tra passato e presente, il percorso mette in dialogo botanica, medicina, farmacia, storia e arte, grazie a una selezione dei reperti più significativi provenienti dal ricco patrimonio delle collezioni appartenute all’Istituto botanico.
Al centro del percorso museale ci sono collezioni fino a questo momento non visibili al pubblico dell’Orto: i ricchi erbari storici – circa 600.000 esemplari tra piante essiccate, alghe, funghi, licheni e galle, raccolti dalla fine del Settecento in avanti – la spezieria di fine Settecento donata all’Università di Padova dal farmacista Giuseppe Maggioni, le collezioni didattiche otto-novecentesche di semi, frutti, rotelle e sezioni ultrasottili di legni, modelli di funghi, pannelli in cera d’api, vetrini con diatomee, lastre fotografiche e le magnifiche tavole parietali di piante provenienti da tutto il mondo. Attraverso il Museo il visitatore può avere una visione d’insieme dello sviluppo storico dell’Orto, dalla nascita all’età contemporanea, arrivando a ricostruire la storia dei suoi protagonisti: un percorso che mette in relazione le geometrie rinascimentali dell’Orto antico, le serre del Giardino della biodiversità e il ricco patrimonio archivistico e librario conservato nella Biblioteca storica.
L'erbario
I circa 600.000 esemplari dell'Herbarium Patavinum (provenienti dall’Italia e dall'Europa, dall'Africa, dal Giappone, dagli Stati Uniti o dall'Australia) sono un'importante fonte d’informazioni riguardanti la biodiversità vegetale a partire dalla fine del Settecento, fornendo indicazioni sulle esplorazioni geografiche e sugli usi locali di alcune specie.
La lunga lista di materiali conservati nel Museo botanico testimoniano nel tempo gli interessi degli studiosi che hanno frequentato l’Orto di Padova e vede la presenza di semi, frutti, rotelle e sezioni ultrasottili di legno, tabelloni didattici, pannelli in cera d’api, modelli fungini, galle, vetrini con diatomee e lastre fotografiche.
L'antica spezieria
Nel 1532 Francesco Bonafede, fondatore dell'Orto e titolare della cattedra ad lectura simplicium, ne aveva richiesto l'istituzione per venire incontro alle esigenze degli studenti di medicina, che desideravano una più ampia trattazione dei medicamenti rispetto a quella che veniva impartita nella scuola del tempo.
Dopo quasi cinque secoli dalla sua richiesta l'attuazione del progetto del fondatore si realizza attraverso la musealizzazione di una preziosa collezione di antichi arredi di farmacia, libri, droghe e strumentazioni donate all'Università dal farmacista Giuseppe Maggioni.
La sezione antica della Biblioteca Pinali
Le origini della Biblioteca Centrale della Facoltà Medica dell'Università di Padova sono legate al nome di Vincenzo Pinali, docente di Clinica Medica dal 1857 al 1875. Noto per aver introdotto nello Studio padovano l'uso dello stetoscopio, e per essere stato autore di alcune pregevoli pubblicazioni, il suo cospicuo patrimonio librario costituisce il nucleo da cui si è sviluppata la biblioteca medica.
Vi sono oggi conservati, tra l’altro, 117 manoscritti, 8 edizioni a stampa di argomento medico del XV secolo e 481 del XVI, per un totale di oltre 6.500 libri antichi, molti dei quali contengono illustrazioni di strumenti medici e scientifici, tavole di anatomia, botanica, zoologia e antropologia.