Roccera alpina, torbiera
Gli ambienti d’alta quota delle Alpi e la torbiera trovano spazio in un settore specifico e ben curato dell’Orto. La roccera alpina offre una flora ricchissima costituita da vere e proprie piante pioniere che, nel tempo, si sono adattate alle condizioni climatiche più estreme, ad ambienti avari di risorse e dalle temperature severe. Le loro caratteristiche dicono molto delle strategie adottate per assicurarsi la sopravvivenza. Le basse temperature per gran parte dell’anno provocano il congelamento dell’acqua nel suolo così, nel mirtillo rosso e nella poligala, la siccità viene risolta riducendo fusti e foglie, che si fanno spesse e coriacee per ridurre la perdita d’acqua attraverso la traspirazione, mentre i semprevivi “ingrassano” le foglie trasformandole in piccole cisterne. I salici nani hanno ridotto le loro dimensioni e le sassifraghe si sono compattate in forme a cuscinetto per contrastare la forza del vento e il peso della neve. Ancora diversa è la strategia di sopravvivenza della stella alpina, inconfondibile regina dell’alta quota: le sue foglie sono ricoperte da una peluria che trattiene l’umidità riuscendo a ridurre la perdita d’acqua. In primavera e in estate, inoltre, molte di queste specie esibiscono fioriture appariscenti per attrarre gli impollinatori, sfruttando così, al meglio, la breve stagione favorevole alla riproduzione. Accanto alla roccera alpina vi è un lembo dedicato alla torbiera, ambiente che si forma per l’accumulo di sostanza organica vegetale e in cui il ristagno d’acqua e le basse temperature impediscono la decomposizione. In questi terreni acidi e poveri di ossigeno vi è una significativa presenza di muschi, gli sfagni, che formano tappeti viventi, dimora ideale per piante carnivore come la drosera.