Piante insettivore
Chiamate spesso anche carnivore, si tratta di piante che compiono una normale attività fotosintetica e che riescono a colonizzare ambienti particolarmente poveri d'azoto e di sali minerali, dove trovano una limitata competizione da parte di altre specie, integrando le carenze nutrizionali con l'utilizzo di materiale organico derivato da insetti e piccoli animali.
A questo scopo, esse hanno modificato profondamente le loro foglie, che svolgono funzioni di richiamo, cattura e digestione delle prede e assorbimento dei prodotti della digestione. Le loro foglie possono così funzionare da trappole passive o attive, cioè dotate di movimenti determinati da variazioni di turgore di alcune cellule.
Trappola attiva è ad esempio la foglia della trappola di Venere o pigliamosche (Dionaea muscipula Ellis), che si chiude ripiegandosi lungo la nervatura centrale, quando alcuni peli sensibili presenti sulla sua superficie intercettano un visitatore.
Trappole passive sono invece le foglie delle drosere (Drosera sp.pl.) ricoperte di peli ghiandolari secernenti un liquido vischioso, ricco di enzimi idrolitici che attira le prede e le intrappola (trappola a carta moschicida). Altre trappole passive sono quelle della sarracenia e delle nepenti (Sarracenia sp.pl., Nepenthes sp.pl.), le cui foglie sono ripiegate a forma di coppa (ascidio). Sul margine dell'ascidio numerose ghiandole secernono un liquido zuccherino che attira gli insetti, che scivolano poi dentro (trappola a scivolo). Le pareti della trappola sono infatti lisce e con peli rigidi rivolti all'interno, per impedire agli insetti la risalita. Sul fondo dell'ascidio si accumula un liquido contenente enzimi proteolitici, in cui vivono batteri specializzati che contribuiscono alla digestione della preda.
Queste piante trovano ospitalità nella prima delle serre ottocentesche, posta poco oltre la porta Nord, lungo il viale delle serre, dove è facile vederle anche in fiore.