Un cerchio con un quadrato inscritto, a sua volta suddiviso in quattro quadranti da due assi perpendicolari, con otto triangoli negli spazi tra circonferenza e perimetro del quadrato. È l’affascinante gioco geometrico carico di simbologia di un giardino-cosmo diventato modello di equilibrio e misurata bellezza. Verde sintesi della cultura umanistica del tempo, quello di Padova è l’orto botanico universitario più antico del mondo, l’unico ad aver mantenuto la propria collocazione originaria, dal 1997 Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco.
È il 29 giugno 1545, il Senato della Repubblica di Venezia istituisce a Padova l’horto medicinale o hortus simplicium, realizzato su un terreno dei monaci benedettini di Santa Giustina, vicino alla basilica di Sant’Antonio. Il cuore e la sua rivoluzione risiedono nelle piante terapeutiche, oggetto di studio dal 1533: l’Università di Padova, infatti, istituisce la Cattedra di Lettura dei semplici impartendo agli studenti lezioni di botanica medica con un approccio sperimentale che prevede l’osservazione diretta delle piante descritte nei testi antichi.
La progettazione dell’Orto è attribuita al patrizio veneziano Daniele Barbaro, ma all’ideazione contribuiscono altri illustri studiosi: il professore di Lettura dei semplici Francesco Bonafede, il botanico Luigi Squalermo, detto Anguillara, primo prefetto nel 1546, Pier Antonio Michiel, per la decorazione e la disposizione delle piante, e l’architetto bergamasco Andrea Moroni, coinvolto nella fase esecutiva e all’epoca già impegnato nei cantieri della basilica di Santa Giustina e di Palazzo del Bo.